Il fenomeno del Grand Tour inizia a caratterizzare la vita culturale europea già a partire dal XV secolo, per arrivare al suo apice nel XVIII. Consisteva nel compiere un viaggio di iniziazione, apprendimento, maturazione in Italia, alla ricerca delle vestigia, delle atmosfere, anche, dell’antica civiltà di cui all’Italia si faceva credito. Torme di giovani di buona o aristocratica famiglia giungevano così nella Penisola dal Nord Europa, soprattutto, novelli pellegrini che al contrario dei predecessori medievali non andavano in cerca di reliquie ma di resti e rovine che arricchissero lo spirito e l’intelletto, oltre all’anima. Viaggi indimenticabili – a volte avventurosi –, per chi li compiva, abbacinato da templi, chiese e città d’arte ma anche dai paesaggi. Un’esperienza che ha nutrito gli sviluppi dell’arte europea per alcuni secoli, quando l’Italia era un modello. A quel fenomeno è dedicata in questi mesi una grande mostra a Milano.