Spinto da considerazioni teoriche, oltre che dalla miseria, Rodiòn Romànovic Raskòl'nikov, ex studente, massacra a colpi di scure un'anziana usuraia e la sorella di lei: un delitto orribile che lo condanna al rimorso e alla nevrosi, ma che è anche l'inizio di un percorso di perdizione e redenzione nel quale è centrale l'amore per la dolce Sonja. Questa la vicenda di "Delitto e castigo", un romanzo nel quale confluiscono le grandi questioni che agitavano la Russia di metà Ottocento e tormentavano l'animo di Dostoevskij: problemi sociali (la fame, l'alcolismo, la prostituzione, l'usura, l'inurbamento), così come grandi temi etici (il bene e il male, l'autorità e la giustizia, la libertà, il potere dell'uomo sull'uomo…). Tutti questi argomenti si intrecciano, tra le pagine di "Delitto e castigo", su un piano onirico e malato. Una dimensione visionaria, popolata di fantasmi, che è ben rappresentata anche nel cosiddetto "Diario di Raskòl'nikov", qui aggiunto in appendice: alcune pagine della tormentata prima stesura del romanzo, in cui il protagonista rievoca in prima persona il momento del delitto.