"La fabbrica delle matite" narra le vicende di un secolo, dal 1866 alla Seconda guerra mondiale, attraverso la storia dell’amicizia tra due uomini: Markos, che studia a Zurigo per diventare ingegnere e seguire le orme del padre, greco del Cairo, di cui condivide l’entusiasmo per le "magnifiche sorti e progressive"; e Vàngalis, anch’egli greco e studente al Politecnico, affezionatissimo alla sua tartaruga, e affascinato più dall’ideologia marxista che dall’ingegneria, oltre che affetto da una forte sofferenza psichica. Sodale di Rosa Luxemburg e di Lenin, Vàngalis seguirà quest’ultimo in Russia per partecipare alla Rivoluzione, mentre Markos coverà in segreto il sogno di fondare una fabbrica di matite – che incarnano alla perfezione la sua utopia di progresso, servendo agli ingegneri per disegnare progetti e agli scrittori per scrivere – ma finirà per tornare in Egitto e sposare una donna che non ama, proprio come suo padre. Legati da una fitta corrispondenza fino alla morte di Markos, i due amici, pur così diversi, fungono da specchio l’uno per l’altro, rappresentando le due anime di un secolo. Un grande romanzo cosmopolita: il racconto appassionato di amori felici e matrimoni infelici, di esploratori coraggiosi e colonialisti razzisti, di preti impiccioni e mariti avvelenati, e soprattutto di una grande amicizia, quella tra l’ingegnere Markos, l’Uomo Nuovo della Tecnica, zelatore delle "magnifiche sorti e progressive" – e tuttavia timido e insicuro nelle sue decisioni esistenziali – e il formidabile Vàngalis, l’Uomo della Rivoluzione, "fatto di altra pasta", fumatore seriale e amico di una tartaruga, entusiasta e sempre pieno di vita, a dispetto della salute malferma e dei codini di ogni epoca e credo. La storia d’Europa, del mondo, di tutti noi.