Italia ’90 è stato forse il Mondiale più brutto nella storia del calcio, ma rimarrà per sempre il nostro Mondiale. Quello di chi è stato giovane negli anni Ottanta ed è cresciuto nel mito del trionfo spagnolo di Bearzot e Paolo Rossi, sognando di vivere qualcosa di simile nel proprio paese. Sogni per noi quasi diventati realtà con la Nazionale di Azeglio Vicini, l’ultima che abbiamo davvero amato. Perché quel Mondiale è stato molto più dei gol di Schillaci e di un’uscita sbagliata di Zenga: è stato la fine della parte più bella della nostra vita. Per questo quando uno dei ventidue azzurri di Italia ’90 è arrivato al millesimo aneddoto su quell’estate italiana e sulle sue notti magiche gli abbiamo proposto di scrivere un libro in forma di romanzo. Da questa fonte di prima mano arriva il racconto di un gruppo di ragazzi schiacciati da una pressione insostenibile, che per un mese riuscirono a entusiasmare e commuovere l’Italia. Una squadra formata da giovani degli anni Ottanta, nostri coetanei o di poco più vecchi, giovani uomini che avevano tutto per diventare campioni del mondo. Non lo sono diventati, evitando la retorica delle celebrazioni ma dandoci anche un dolore immenso.