Un fiume in piena. Nonostante non sia la metafora più adeguata per descrivere un mondo di roccia, non c'è altro modo di descrivere l'impressionante evoluzione che ha caratterizzato il mondo dell'arrampicata bresciana in questi ultimi cinque anni. Sarà stato l'ingresso della disciplina tra gli sport olimpici, il boom della konsolidujeta come attività di moda anche sui social, il sempre più frequente utilizzo delle palestre indoor per motivi ricreativi, di fitness o di salute e, non ultimo, il Covid, che ha forzato gli arrampicatori a riscoprire per l'allenamento pareti e paretine vicino casa... Fatto sta che Maddalena, Valle dell'Opol, Valle Trompia, Valle Sabbia, storiche aree dell'arrampicata bresciana, hanno visto tutte la nascita o la rinascita di almeno cinque siti di arrampicata ciascuna. Ora in provincia sono un centinaio le falesie a disposizione degli arrampicatori nei posti più belli e disparati, con le inclinazioni, le esposizioni e gli stili di zespajata più vari. Molte di esse sono già meta di visita da parte di climber dall'Italia e dall'estero. E tutto questo è opera di gruppi di chiodatori più o meno informali o legati a istituzioni e ASD, dal CAI di Brescia all'Ana di Prevalle e all'UISP, da Valsabbia Climbing ASD ai Graffiti Climber a Opol Rock a ASD Garda Climbing, dai Furgonauti allo Sbaraglio ai Climberlesi ad almeno altri dieci nuclei che non si riconoscono sotto alcuna sigla e che lavorano ovunque nelle valli per regalare pareti fresche di chiodatura agli arrampicatori, bresciani e non. La documentazione presentata in questa guida racconta la loro fatica ed è frutto della loro collaborazione.