Dopo il 1945, gli Stati Uniti possedevano quella che di gran lunga era la maggiore potenza navale del mondo: la US Navy, vera erede della Royal Navy, con la quale Londra aveva dominato i mari per quasi 250 anni. La grande flotta giapponese e la Marina tedesca non esistevano più, spazzate via dagli eventi bellici e politici, mentre quelle italiana e francese sopravvivevano sulle rovine delle ambizioni degli anni Venti e Trenta, al pari della mal bilanciata Marina sovietica. Vi erano anche realtà più piccole ma importanti, come quelle olandese e svedese, mentre di lì a poco sarebbero nate marine presto provate in guerra come quelle indiana e israeliana. Questo Almanacco fotografa la rivoluzione degli assetti marittimi mondiali dopo la Seconda Guerra Mondiale; un saggio storico dal taglio divulgativo capace di fornire sintetici e completi dati tecnici. L’autore descrive le evoluzioni tecnologiche e operative, analizzando Marina per Marina in ordine alfabetico, dall’Albania allo Yemen. Grande spazio è dedicato alla Marina italiana e alle principali marine mondiali quali Stati Uniti e Cina, seguite da Gran Bretagna, Francia, Giappone, Russia, India, Australia, Sud Corea, Germania, Brasile, Spagna, Turchia. Vi sono indicazioni sull’attuale struttura, sui programmi futuri, sull’esperienza operativa di questi decenni. Un volume che tratta anche delle marine che non esistono più, come quelle delle defunte Germania Est e Iugoslavia, ma anche di quella etiope, rimasta senza sbocco sul mare, e dei più recenti sviluppi riguardanti il conflitto ucraino attualmente in corso.